Moxa

La moxa o moxibustione previene i malesseri influenzali, tonifica e aumenta l’energia del nostro corpo

La moxa è un trattamento indolore e non ha controindicazioni, utile per trattare una serie di malesseri, grandi o piccoli che siano, che possono compromettere il nostro benessere quotidiano.

Sia che la usi da sola o insieme alla digitopressione, si sono riscontrati risultati positivi nei trattamenti di disagio della persona.

Può essere usata come prevenzione nei malesseri influenzali, ma anche per tonificare e aumentare l’energia del nostro corpo. È un ottimo strumento nei casi in cui si verifichino dolori articolari, in presenza di fratture e microfratture, cervicalgia, lombalgia, e le zone articolari in cui si è persa la sensibilità, non sostituisce le terapie mediche, anzi viene abinato sempre con il consenso medico.

 La Moxibustione (o Moxa) è una particolare tecnica derivante dalla medicina tradizionale cinese, caratterizzata dall’applicazione prolungata di calore su punti e meridiani tipici della digitopressione.

Tale calore viene prodotto facendo bruciare – in prossimità della zona da trattare – degli appositi sigari o coni di artemisia: una pianta medicinale (l’artemisia vulgaris) le cui foglie – raccolte in primavera – vengono poi appositamente essicate, pressate e polverizzate. In gravidanza può avere – con le opportune cautele – importanti applicazioni. Ad esempio – verso la trentacinquesima settimana di gestazione – può essere utilizzata per stimolare il rivolgimento di un feto dalla presentazione podalica (oggi indicazione al taglio cesareo) a quella cefalica.

Il punto da trattare, in questo caso, è il “67 vescica”. Tale punto può essere individuato dietro l’angolo esterno e posteriore dell’unghia del mignolo del piede. Nel corso della medesima seduta verranno trattati entrambi i piedi. Il trattamento verrà poi ripetuto, anche quotidianamente, per almeno una decina di giorni.

I movimenti del feto potranno essere monitorati ecograficamente e se necessario, potrà anche essere programmato un secondo ciclo di trattamenti.

La moxa si può praticare con l’uso di:

SIGARI DI ARTEMISIA, lunghi circa 20 cm e con un diametro di 1-2 cm. Le foglie intere sono avvolte in carta di gelso imbibita di albume d’uovo, ricoperto da un involucro di carta. I sigari vengono usati tenendo la brace della punta a 2-3 cm di distanza dalla zona da trattare, senza arrecare bruciature;

CONI DI ARTEMISIA, che impiegano la “lana” di artemisia, usata per il trattamento di moxa diretta, sempre meno diffusa, se non in casi eccezionali, che prevede di lasciare bruciare la lana fino a provocare piccole ustioni, e di moxa indiretta, in cui cioè la lana non viene messa a diretto contatto con la cute, ma accesa sopra a una fettina di zenzero, aglio o uno strato di sale, che aumentano l’azione riscaldante della moxa. La dimensione dei coni varia da quella di un grosso fagiolo a quella di un chicco di grano.

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